Passano i mesi, si alternano le stagioni, e cambiano i piatti e le tradizioni che si alternano sulle nostre tavole. Si avvicina così il periodo della Colomba Pasquale che, così come il pandoro e il panettone per il Natale, e le chiacchiere per il Carnevale, caratterizza pranzi e cene del mese di aprile, prima e dopo l’evento della Pasqua. Se i bambini (ma anche tanti adulti) attendono le omonime uova di cioccolato, anche la Colomba Pasquale ha la sua bella schiera di fan. Come nasce questa tradizione, in grado di attraversare da nord a sud un panorama campanilistico come quello nostrano?
Le origini della Colomba Pasquale
Con il nome di Colomba Pasquale si intende un dolce nato negli anni Trenta del Novecento, la cui ideazione viene legata al nome di Dino Villani, all’epoca direttore della pubblicità per Motta. Il dolce nacque come risposta alla domanda su come utilizzare in maniera differente i macchinari utilizzati prima del periodo natalizio per i panettoni: si optò così per inventare un prodotto totalmente nuovo, simile ma dedicato a una diversa festività, utilizzando la forma di un animale legato alla Pasqua, per appunto la colomba.
Arrivò così sulle tavole italiane la Colomba Pasquale: in quegli anni, tra coloro che presero parte alla diffusione del dolce in Italia, troviamo anche Angelo Vergani, fondatore dell’omonima azienda nel 1944, ancora oggi produttrice del dolce. La Colomba Pasquale condivide perciò buona parte della ricetta con il panettone, seppur con alcune varianti. Gli ingredienti più noti sono farina, burro, uova, zucchero e una glassatura alle mandorle.
Nonostante ciò la paternità della Colomba Pasquale è messa in discussione anche per questioni regionali. La storia di Villani e Motta lega infatti la nascita del dolce alla città di Milano (tra l’altro portando una certa rivalità con Torino, patria dell’uovo di Pasqua, inventato qualche anno prima della Colomba Pasquale), ma alcuni ne rivendicano la paternità a Verona, dove una variante veneta, a forma proprio di colomba, ma diversa nella composizione del dolce, sarebbe già attestato dalla fine dell’Ottocento.
Curiosità: oltre alla certa origine legata a Villani e al suo ruolo in Motta, diverse leggende legano la Colomba Pasquale a tempi a dir poco remoti. Secondo alcuni l’idea viene da una storia narrata sul re longobardo Alboino: secondo i sostenitori di questa teoria il re, durante l’assedio di Pavia, ricevette come segno di pace un dolce a forma di colomba.
Un’origine sicuramente suggestiva, in grado di retrodatare l’origine del dolce e legarlo, se non alla tradizione italiana in sé per sé, perlomeno a quella del Nord Italia, permeato dai tanti incontri di culture che la hanno resa protagonista (basti pensare al nome di Lombardia, derivante dal termine Longobardi). Una nascita poetica, leggendaria, in grado di contrastare la più realistica e pragmatica ideazione della Colomba Pasquale.
Come preparare la Colomba Pasquale
Osservando gli ingredienti si potrebbe pensare che la Colomba Pasquale sia di facile realizzazione: tutt’altro. Il dolce prevede infatti diverse fasi davvero complesse e decisamente non adatte a dei dilettanti. Il primo passo è realizzare un primo impasto, con farina, lievito, acqua e latte, per poi lasciare il tutto lievitare per qualche ora. Dopodiché, riprendendo l’originale impasto, si aggiungono zucchero e burro, oltre ad altra farina, per poi lasciare il dolce ad affrontare una seconda lievitazione, più corta della prima, tra l’una e le due ore.
Infine, con un terzo impasto, si aggiungono dettagli come uvetta, uova e altri ingredienti a seconda delle varianti, per poi lasciare il tutto a lievitare per più di mezza giornata, secondo alcuni addirittura quindici o sedici ore! Infine sarà il turno della glassa, realizzata con, tra le altre cose, mandorle e nocciole, per poi passare alla guarnitura vera e propria e alla messa in forno. Insomma, un bel po’ da fare per realizzare questa icona della nostra Pasqua!
Le varianti della Colomba Pasquale
Tante le varianti dalla ricetta originale, adatte davvero per tutti i palati, passando da piccole modifiche a cambiamenti quasi radicali.
L’esempio è quello della Colomba Pasquale salata, in grado di trasformare un dolce in un vero e proprio pane ripieno, a cui è facile fare diverse aggiunte. Affettati, salumi, verdure: tutto trova spazio in questa soluzione davvero particolare, adatta non solo per pranzi e cene, ma anche per le celebri scampagnate del periodo, da Pasquetta al Primo Maggio, passando per più che gustose merende!
I più vicini alla tradizione invece tendono a cambiare la farcitura della Colomba Pasquale, provando creme di vario tipo, come marmellata, mascarpone, burro d’arachidi o qualunque altro genere di ripieno venga in mente.
Eppure la variante più celebre è probabilmente quella veneta, citata parlando delle origini di questo dolce, che è a sua volta una variante della fugassa (la focaccia veneta che, al contrario della normale attestazione del termine, è in realtà un dolce, e non un preparato salato). Questa “Colomba Pasquale” è realizzata con farina, lievito, uova, zucchero, miele, burro, vaniglia, nocciole ermelline, mandorle e burro di cacao, oltre che la frutta candita.